L’Unione Europea nello scacchiere mondiale
DI ALESSANDRO ZAPPI
18/06/2020
Il mondo del futuro si prospetta complesso, incerto e con rapporti di forza variabili. In questo, l’Unione Europea può avere un ruolo?
L’Europa ha subito una grande trasformazione nel corso di appena due secoli. Prima del 1900 quello che succedeva fuori dal Vecchio Continente erano eventi irrilevanti, ora è proprio la maggior parte di ciò che accade all’interno di esso ad apparire trascurabile. Grazie al mercato unico e all’UE, gli Stati membri hanno conservato un ruolo fondamentale a livello economico, costituendo uno dei più grandi mercati mondiali. Tuttavia, il ruolo dell’Europa come bilancia dell’equilibrio mondiale si è notevolmente ridimensionato, riducendola a una posizione marginale. Seppur conservando una serie di privilegi, si pensi alla sovrarappresentazione di cui questo continente gode alle Nazioni Unite, lascito del secondo conflitto mondiale, il Vecchio Continente è inesistente in tutte o quasi le partite di politica internazionale contemporanea. Per questo, si deve riflettere sul ruolo che l’Europa può occupare nel mondo di domani.
L’equilibrio attuale e i possibili scenari futuri
Innanzitutto, per riflettere sul tipo di equilibrio mondiale che si sta configurando è fondamentale capire in che mondo viviamo oggi. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, tante cose sono cambiate. Ripercorrendo brevemente la storia, si possono analizzare le varie fasi storiche di distribuzione del potere. Dopo il 1945, il mondo si divise in due, dando luogo a un equilibrio bipolare, quello tra Stati Uniti e Unione Sovietica che terminò con la caduta di quest’ultima nei primi anni ‘90. Lo Stato a stelle e strisce si è quindi trovato a gestire l’ordine mondiale per qualche anno da solo, in un equilibrio unipolare. Oggi, invece, si può dire con certezza che ci troviamo in un equilibrio multipolare, ovvero con una pluralità di centri di potere. In particolare, a fianco della potenza americana, si sono affacciati sulla scena mondiale,ognuno a suo modo, i cosiddetti “BRICS”, una sigla per designare Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Quello odierno è un equilibrio che si basa su grandi attori regionali, dove ognuno cerca di imporre un tipo particolare di dominio (militare, economico o culturale) al di fuori del proprio territorio. Giusto per fare un esempio, in Europa la partita si gioca tra gli USA, sempre più ostili nei confronti degli ex-alleati Occidentali, la Russia, la Cina, che cerca di penetrare con la nuova via della seta, e la Turchia, un altro attore emergente molto importante soprattutto per quanto riguarda la rotta migratoria balcanica e mediterranea. Lo scenario del futuro è incerto, poiché si potrebbe mantenere un sistema multipolare ma, al contempo, lo scontro potrebbe nuovamente bipolarizzarsi tra le due potenze più influenti, Cina e USA, facendo diventare l’Europa un terreno di mera conquista. Di questa evenienza ci sono alcune prove recenti, come quando, a fine maggio, il ministro degli esteri Wang Yi ha dichiarato come USA e Cina siano a “un passo da una nuova guerra fredda”.
L’Unione Europea: a che punto è?
Al momento, l’Unione Europea stenta a stare al passo in questa corsa forsennata e si ritrova stretta in una morsa molto drammatica. A causa della procedura di voto all’unanimità e di un forte interesse nazionale, l’unità comunitaria risulta poco credibile e rende l’UE colpevole di immobilismo. Infatti, l’Unione sta vivendo un grosso paradosso. Se da una parte è un attore fondamentale per il commercio internazionale, dall’altra è caratterizzato da una debolezza estrema in politica estera. Questo fondamentalmente per due ragioni: il processo decisionale e la mancanza di un esercito. Il primo problema è dovuto alla sensibilità del tema, che si lega alla sovranità statale, e che ha fatto optare gli Stati membri per un sistema in cui vige l’unanimità. Questo fa in modo che un accordo tra 27 Paesi sia spesso difficile da trovare e l’UE si ritrovi immobilizzata con le sue stesse mani. Un esempio può essere ritrovato nelle sanzioni imposte contro la Russia a seguito dell’annessione della Crimea nel 2014 che sono state annualmente rinnovate. Nonostante ciò, se uno degli Stati dovesse cambiare idea riguardo a questo provvedimento, le misure economiche sarebbero annullate. In secondo luogo, l’Unione è un gigante senza armi, o meglio quelle che ha sono comunque legate al vecchio posizionamento atlantico della NATO. Tuttavia, anche in seno a questo organismo il processo decisionale segue la regola dell’unanimità. Inoltre, di questa organizzazione fanno parte anche Stati, come la Turchia, con i quali interessi l’UE si trova spesso in disaccordo, con il risultato che l’intervento è spesso appeso ad un filo molto sottile. Risulta chiaro come l’UE abbia ben poche possibilità di prendere provvedimenti e anche qualora trovi l’accordo di tutti i Paesi, le azioni che può compiere sono limitate.
L’Unione Europea e la prova del futuro
Come può l’Unione Europea tornare a contare? Purtroppo questo non dipende solo da lei. Innanzitutto, bisogna comprendere che un equilibrio bipolare Cina-USA renderebbe completamente marginale il continente europeo; allo stesso tempo, in una situazione di multipolarismo l’UE potrebbe giocare al meglio le sue carte. In questo scenario ottimistico, l'Unione dovrebbe riuscire a creare un nuovo consenso tra gli Stati membri per far capire loro come l’Europa abbia una possibilità di confrontarsi con le altre grandi potenze solo se unita. Come detto da Henry Kissinger, risulta anacronistica la rinascita di “città fortificate in un’epoca in cui la prosperità dipende dal commercio globale e dal movimento delle persone”. In aggiunta, l’UE dovrebbe fare un passo in avanti verso un federalismo più stretto per portare il meccanismo di presa delle decisioni in politica estera almeno a una maggioranza qualificata, in modo da intervenire in maniera più efficace e rapida. Infine, l’UE deve cercare di contare nello scenario internazionale attraverso gli strumenti che già possiede, ovvero la sua economia e i suoi valori. In particolare, dovrebbe diventare una “potenza civile” tramite la strenua difesa delle libertà, dello stato di diritto, della democrazia negli altri Paesi, come ipotizzato da Kohnstamm e Hager in “Europa potenza? Alla ricerca di una politica estera per la Comunità”.
Tutto questo dipende dalla classe politica al potere, ma anche e soprattutto dalla spinta della società civile. Tuttavia, quest'ultima si ritrova attualmente polarizzata e interessata solo ai problemi più contingenti, non solo nel nostro Paese, dimenticandosi che il futuro si costruisce tramite le scelte odierne.