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Dentro la Transnistria, la regione che non c’è

DI SIMONE BASILICO

11/05/2022

A fine aprile un attacco, definito in modo diametralmente opposto dalla comunità internazionale, ha colpito un palazzo del governo a Tiraspol, nella repubblica filorussa separatista e autoproclamatasi indipendente della Transnistria. Nessuno vuole dirlo ad alta voce, ma la guerra potrebbe presto vedere un nuovo Paese coinvolto.

La guerra si avvicina all’Europa. A fine aprile un attacco, definito in modo diametralmente opposto dalla comunità internazionale, ha colpito un palazzo del governo a Tiraspol, nella repubblica filorussa separatista e autoproclamatasi indipendente della Transnistria. Ufficialmente lo Stato non è riconosciuto da nessuno, tranne dalla Russia: la Moldavia ipotizza che l’attacco sia un tentativo per allargare i confini della guerra, da Mosca intanto accusano l’Ucraina. Nessuno vuole dirlo ad alta voce, ma la guerra potrebbe presto vedere un nuovo Paese coinvolto.


Lunedì 25 aprile, per la prima volta, la guerra è uscita dai confini dell’Ucraina, avvicinandosi pericolosamente all’Unione Europea. A duecento chilometri da Odessa, teatro delle ultime offensive della Russia, si trova Tiraspol, capitale della Transnistria: diverse esplosioni sono state riferite in un edificio governativo, altre contro due antenne radio e una struttura militare. Per il consiglio di sicurezza locale si è trattato di un “attacco terroristico” contro la Transnistria da parte di forze armate militari non meglio precisate; per l’Ucraina, invece, è solo l’ultima provocazione filorussa per allargare i confini della guerra e trascinare anche la Moldavia nel conflitto.


La Transnistria è una repubblica filorussa separatista e autoproclamatasi indipendente negli anni Novanta. La sua posizione geografica risulta particolarmente strategica: collocata al confine ovest fra Ucraina e Moldavia, è un lembo di terra tuttora riconosciuta dalla comunità internazionale come parte della Moldavia, ma guai a dirlo pubblicamente sul posto. Ha 500mila abitanti, non ha mai preso una posizione ufficiale sulla guerra in Ucraina e la lingua più diffusa sul territorio è il russo. E’, a tutti gli effetti, la porta che condurrebbe la Russia, qualora conquistasse militarmente tutta l’Ucraina del sud, verso l’Europa, creando un filo diretto dal Donbass proprio fino a Tiraspol. La pressione della Russia sul territorio è storica e la sua influenza è nota: fonti internazionali riportano come la Russia paghi una pensione supplementare agli anziani transnistriani, fornisca loro gas a prezzi calmierati per riscaldare le case e, in giro per Tiraspol, è facile imbattersi in statue dedicate a generali sovietici e bandiere russe. Per ora l’attacco del 25 aprile è rimasto un caso isolato: che possa diventare un pretesto per coinvolgere anche la Moldavia nella guerra lo sapremo solamente nelle prossime settimane.


Il nome Transnistria potrebbe essere noto ai tifosi di calcio: nel Paese ci sono fortissimi interessi commerciali di Sheriff, un gruppo di aziende che fanno capo ad un oligarca filorusso che comprende una catena di negozi, stazioni di benzina e persino una squadra di calcio che era inserita nell’ultimo girone di Champions League proprio contro l’Inter. L’indipendenza dalla Moldavia, attraverso una decisione unilaterale, è arrivata nel 1991 dopo scontri armati fra transnistriani e moldavi, conclusi con dei negoziati di guerra in cui si sancì il distaccamento del territorio da Chisinau, ma solo sulla carta: ufficialmente solo la Russia riconosce lo stato indipendente della Transnistria e la sua capitale Tiraspol. Diversi osservatori hanno spiegato come il supporto della Russia in questa fase di autodeterminazione sia stato massiccio e determinante: dopo l'accettazione del cessate il fuoco fra Moldavia e Transnistria, la Russia continuò a provvedere militarmente, politicamente ed economicamente a supportare il regime separatista, rendendo possibile la sua sopravvivenza e il suo rafforzamento, fino ai giorni attuali. Il presentimento è che la Moldavia, anche per via della situazione in Transinistra, potrebbe essere il prossimo obiettivo militare della Russia, qualora l’invasione in Ucraina dovesse andare a buon fine. Si può spiegare in questo senso il cambio di passo dell’armata rossa nella guerra verso Kiev: l’obiettivo non sembra più essere la capitale e un ribaltamento del governo ucraino, piuttosto l’annessione di Donbass, Crimea e dell’Ucraina del sud ai territori già occupati dalle forze armate russe. Un pericolo che avvicinerebbe la guerra anche in Europa: uno scontro in cui la Moldavia non vuole finire e che l’Unione Europea non può permettersi.

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