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Europa e Cina: equilibri sospesi tra opportunità e sfide

DI IRENE CORTESI

13/04/2024

Le relazioni tra Unione Europea e Cina hanno attraversato un percorso significativo nel corso degli anni, caratterizzato da una serie di cambiamenti e sfide che hanno influenzato il quadro geopolitico globale. Da un iniziale ottimismo a una crescente complessità, questo percorso ha visto emergere nuove sfide e opportunità, trasformando il panorama delle relazioni internazionali. Questo articolo si propone di esplorare tale evoluzione, analizzando il pragmatismo cinese come ostacolo alla condizionalità europea e le prospettive future delle relazioni UE-Cina alla luce delle imminenti elezioni del Parlamento Europeo nel 2024. Questo momento determinante non solo plasmerà la direzione politica dell'UE per i prossimi cinque anni, ma avrà anche un impatto significativo sul corso delle relazioni con la Cina in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche.

Evoluzione delle relazioni UE-Cina

Le complesse relazioni UE-Cina si sono evolute nel tempo, portando con sé nuove sfide e opportunità. I primi anni del Duemila sembravano alludere all’inizio di una "luna di miele”, soprattutto con la creazione nel 2003 del "Partenariato strategico globale UE-Cina", volto ad approfondire e ampliare la cooperazione tra le due potenze in un'ampia gamma di settori per renderle sempre più interdipendenti, sebbene ciò non abbia portato alla convergenza auspicata.

Nonostante i numerosi dialoghi settoriali e il potenziamento delle interazioni attraverso la creazione di un "Dialogo economico e commerciale ad alto livello" nel 2008, un "Dialogo strategico ad alto livello" a partire dal 2010 e un "Dialogo ad alto livello tra i popoli" nel 2012, la partnership strategica prevista non si è materializzata completamente.

Ciò che è emerso è stato piuttosto un "approfondimento della cooperazione in un contesto di crescenti controversie", causato dall’esistenza di sistemi economici e politici differenti, interessi conflittuali e questioni politicamente sensibili come la situazione in Tibet e nello Xinjiang. Nel corso dell'ultimo decennio, il potere economico e l'influenza politica della Cina sono cresciuti a una scala e velocità senza precedenti, riflettendo le sue ambizioni di diventare un leader globale e influenzando lo scenario geopolitico mondiale.

In risposta, l’UE ha modificato la propria politica nei confronti della Cina, adottando un approccio più diretto e risoluto volto a difendere gli interessi e i valori dell’UE in una partnership complessa e vitale. La Repubblica Popolare Cinese è ora considerata un partner negoziale con cui l'UE deve trovare un equilibrio di interessi, ma è anche un concorrente economico nella ricerca della leadership tecnologica e, per la prima volta, un "rivale sistemico che promuove modelli alternativi di governance".


Il pragmatismo cinese come ostacolo alla condizionalità europea

Attualmente, la Cina rappresenta uno dei principali partner commerciali dell’Unione Europea, con un ruolo preminente nelle importazioni e al secondo posto, dopo gli Stati Uniti, per quanto riguarda le esportazioni. Inoltre, la Cina è un interlocutore chiave con cui cooperare per il raggiungimento degli obiettivi comuni stabiliti nell’Agenda 2030.

Tuttavia, come sottolineato da Charles Michel in un comunicato stampa rilasciato al termine del Summit UE-Cina del 22 giugno 2020, le due potenze non condividono gli stessi valori, sistemi politici, e lo stesso approccio al multilateralismo. Nonostante questa partnership sia cruciale in termini di commercio, clima, tecnologia e difesa del multilateralismo, il fattore ideologico rimane un importante punto di frizione tra i due attori internazionali, che differiscono nelle aspirazioni normative e nei principi di politica estera e di sicurezza.

Mentre l'UE si presenta come un attore normativo e trasformativo, la Cina adotta un approccio più pragmatico e orientato agli affari, che propone un’idea diversa di modernità non condizionata dai valori, ma che pone al centro la connettività infrastrutturale e lo sviluppo economico. Questo approccio è evidente nelle iniziative regionali a guida cinese come la piattaforma 16+1 e la Belt and Road.

Tali iniziative, di natura commerciale-infrastrutturale sono pregne di connotazioni fortemente politiche: rappresentano un’alternativa attraente per le élites politiche ed economiche del terzo mondo che desiderano progredire senza perdere il controllo politico. Gli aiuti cinesi, infatti, risultano estremamente allettanti per i paesi del sud globale poiché, in linea con il modello di governance della RPC, non utilizzano alcun tipo di condizionalità. Sono quindi svincolati dall’ideologia liberale in nome di un mondo pluralistico, che riconosce come unica regola il rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale e della non-interferenza negli affari interni.

È evidente come tale approccio sia problematico per l’UE, poiché non solo ne riduce il potere di influenza, ma mina anche il meccanismo di condizionalità, strumento utilizzato dall’UE in politica estera per assicurare il rispetto dei valori fondanti dell’UE stessa. La Cina, quindi, rappresenta un partner alternativo per i paesi stanchi del bastone e della carota, seppur resti da vedere quanto tale modello sia sostenibile nel lungo termine.


Quale futuro per le relazioni UE-Cina?

La cooperazione tra Cina e UE è imprescindibile per raggiungere gli obiettivi comuni. Tuttavia, la crescente assertività di Pechino sulla scena internazionale e le tensioni tra Pechino e Washington complicano la capacità dell’UE di mantenere una collaborazione efficace. La vera sfida di politica estera che l’UE dovrà affrontare nei prossimi anni è conciliare la necessità di mantenere buone relazioni con la Cina pur difendendo i propri interessi e valori.

Un tentativo in questa direzione è la politica di "de-risking" promossa da Von der Leyen, che, a differenza della politica di "decoupling" adottata dagli Stati Uniti, mira a una riduzione dei rischi anziché a un disaccoppiamento totale dalla Cina. L’approccio europeo implica quindi la diversificazione delle catene di approvvigionamento e l’identificazione di fonti alternative di beni e servizi, insieme all'attuazione di misure per ridurre l’esposizione a potenziali interruzioni.

È riconosciuta l'importanza di coltivare relazioni con la Cina per affrontare le sfide comuni. Nell’imprevedibilità degli scenari futuri, l’unica certezza sembra essere rappresentata dall’urgenza e la necessità di costruire un avvenire più inclusivo e solidale, capace di conciliare le diversità e favorire un dialogo condiviso che si traduca in azioni concrete nel mondo reale.



Fonti.

Commissione Europea e Alto Rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, EU-China - A strategic outlook, Bruxelles, 12 marzo 2019, https://commission.europa.eu/system/files/2019-03/communication-eu-china-a-strategic-outlook.pdf

Consiglio europeo, Defending EU interests and values in a complex and vital partnership, comunicato stampa del Presidente Michel e della Presidente von der Leyen, 22 giugno 2020, https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2020/06/22/eu-china-summit-defending-eu-interests-and-values-in-a-complex-and-vital-partnership/

EEAS. (2023, December 7). EU-China relations factsheet. European Union Websites.

https://www.eeas.europa.eu/eeas/eu-china-relations-factsheet_en

Direzione generale degli studi del Parlamento europeo. (2024). “EU-China relations: De-risking or de coupling − the future of the EU strategy towards China.” Think Tank del Parlamento Europeo.

https://www.europarl.europa.eu/thinktank/it/document/EXPO_STU(2024)754446

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